Ferrata Roda di Vael

La Roda di Vael con le creste del Masarè è la propaggine più meridionale del massiccio del Catinaccio, un gruppo montuoso stretto tra la Val di Fassa ad Est e l’Alpe di Siusi a Nord e che comprende molte e notevoli vette. Esistono varie possibilità per accedere alla Roda di Vael ma la più diretta è sicuramente dal passo di Costalunga che collega la Val di Fassa con Bolzano passando per il Lago di Carezza. In prossimità dell’omonimo abitato parcheggio l’auto presso la stazione a valle della seggiovia Paolina e caricato l’indispensabile nello zaino, parto. La seggiovia è un modo per risparmiare le forze, ma avendo tempo si può facilmente superare a piedi il dislivello di circa 400 metri fino alla stazione a monte. Raggiungo la stazione presso il rifugio Paolina in circa 13 minuti. All’uscita della seggiovia trovo il sentiero 552 sulla sinistra, che seguendo il Nord in lieve pendenza porta rapidamente fin sotto alle pareti verticali della Roda.

A Sud è possibile ammirare il Latemar che con la sua mole domina il panorama ed ad Ovest la valle dell’Adige. Il lago di Carezza invece non è visibile perchè la conformazione del territorio non lo consente, pur essendo vicino.
Al primo bivio svolto a destra seguendo l’indicazione per il passo del Vajolon e imbocco un sentiero che inizia ad arrampicare in maniera decisa sulle pareti striate del versante Sud. Ora la pendenza si fa sentire ed il paesaggio verdeggiante si tramuta rapidamente nel tipico scenario dolomitico. Apprezzo la recente manutenzione fatta al sentiero. I drenaggi sono ben sistemati e non vi sono buche o tracce di smottamenti recenti lungo il percorso.

Siamo ad inizio estate e vi sono ancora frequenti tratti innevati dove la traccia scompare e si cammina sopra ai residui di neve dove è facile scivolare e dunque procedo con cautela.

Ci si deve inerpicare in un canalone roccioso piuttosto impervio che conduce verso il passo, ma numerosi manufatti consentono una facile ascesa. Scale, scalette e funi sono state predisposte per permettere a chiunque di risalire la stretta gola.

Giunto finalmente al passo del Vajolon il panorama si apre sulla valle sottostante in direzione di Vigo di Fassa.

Il luogo è molto frequentato, sia da escursionisti che da apprendisti arrampicatori visto che la ferrata è accessibile anche ai neofiti. Mi preparo attendendo in fila il mio turno per attaccare la ferrata.

La cima del Vajolon con i suoi 2800 metri di quota è là che attende….

Il percorso alterna tratti arrampicabili a tratti camminati senza mai diventare veramente impegnativo. L’unica vera difficoltà qui è costituita dal traffico e dalla conseguente possibilità di caduta di qualche sasso dall’alto

Raggiunta una comoda cengia panoramica è possibile osservare la Sforcella che si erge a poca distanza con il Catinaccio sullo sfondo.

In circa un’ora di ferrata raggiungo la croce di vetta ed ammiro il paesaggio che si offre alla vista. Nonostante qualche nube il panorama attorno è grandioso. Dopo una sosta riprendo la via del ritorno su un sentiero inizialmente facile ma che dopo un po’ richiede nuovamente di agganciarsi al cavo di sicurezza. Si scende in maniera abbastanza decisa verso una stretta gola dove sembrerebbe di dover fare un salto nel vuoto ma che invece viene aggirata da un sentiero stretto tra due pareti. A questo punto ho la possibilità di scendere un canale detritico che porta direttamente al rifugio Roda di Vael oppure risalire la parete opposta per fare la concatenata ferrata del Masarè. Visto che l’ora è ancora buona per arrampicare sarebbe uno spreco rientrare…

Scelta quest’ultima opzione rimane da superare un breve traverso che consente di guadagnare il sentiero qualche metro più in alto utilizzando una serie di staffe metalliche.

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Raggiungo un pianoro da cui ammiro la famosa Torre Finestra, parte di un sentiero alpinistico per arrampicatori. Dopo poco incontro il bivio per le Creste del Masarè dove mi dirigo senza indugio.

Visto che il post è intitolato alla Roda di Vael scelgo di non soffermarmi a lungo sul Masarè, per non rendere il capitolo inopportunamente lungo, quindi mi limito ad alcuni brevi cenni.

La ferrata delle creste del Masarè è più impegnativa della precedente, alcuni tratti verticali richiedono attenzione e prudenza, ma rimane una ferrata ampiamente accessibile. Data la stagione incontro moltissimi escursionisti, alcuni che la percorrono nel mio stesso senso, altri in senso contrario. Incrociandosi la domanda che ci si rivolge è sempre la stessa: “Manca molto?” Invariabilmente la risposta è un incoraggiante: “No siete quasi arrivati”.

Raggiunto il rifugio Roda di Vael in circa due ore dall’inizio della ferrata, tramite un comodo ma frequentatissimo sentiero sono ritornato al rifugio Paolina dove ho chiuso il percorso ad anello. Ripresa la seggiovia scendo al parcheggio dove l’auto mi aspetta per rientrare a casa.