Giro Grande del Catinaccio

Non esiste una sola versione del Giro, ma se camminate un buon numero di ore e fate un percorso ad anello sul Catinaccio potete comunque chiamarlo Giro Grande.
Quella che ho fatto io è una delle classiche con partenza e arrivo a Mazzin, buona scelta perchè a Mazzin c’è un parcheggio vicino alla fermata dell’autobus che serve per raggiungere la stazione a valle della funivia che si trova a Vigo di Fassa. Potrei parcheggiare a Vigo e prendere il bus al ritorno, ma non si sa mai cosa può succedere, basta un disguido qualsiasi per perdere l’ultima corsa e quindi rimanere a piedi. Meglio quindi prendere il bus subito. Qui trovate gli orari dei mezzi pubblici: https://www.fassa.com/it/Come-arrivare/
Il biglietto si fa anche a bordo, 3€ fino a Vigo.
Lo dico subito, non ho fatto la ferrata alla cima del Catinaccio, visto però che alla ferrata ci sono passato vicino qualcuno potrebbe trovare utile la descrizione del percorso. Obiettivamente non c’era tempo (e nemmeno gambe) per fare anche la ferrata.
Raggiunta la stazione della funivia al centro di Vigo mi imbarco con un biglietto di sola andata per Ciampedie e qui inizia l’avventura.


Ciampedie (9:30)
Arrivati a Ciampedie le pareti orientali del Larsec incantano come una visione. Tenendo la sinistra mi porto all’imbocco del sentiero 540 e la prima mezz’ora è tutta in piano fino a Gardeccia. Lungo il sentiero è stata allestita una cartellonistica che illustra le peculiarità faunistiche e floreali del luogo, molto curata e utile, avendo tempo ci potrebbe fermare per approfondire. Bel lavoro comunque.

Gardeccia (10:15)
Non vi aspettereste di trovare l’abitato di Gardeccia con i suoi numerosi chalet nel cuore di questa valle, probabilmente molto frequentati in estate. Nel 2011 qui è arrivato anche il Giro d’Italia….

Rifugi Preuss e Vajolet (10:45)

Se vedete sopra di voi il rifugio Preuss state affrontando la parte più faticosa del sentiero che porta dentro alla valle del Vajolet. Il rifugio sembra di toccarlo ma in realtà devo sudare ancora parecchio per fare quest’ultimo breve tratto che sale con un largo tornante prima di raggiungere la spianata dei rifugi.

Finalmente arrivato al rifugio faccio una prima breve sosta. Siamo alla base della parete del Catinaccio con la stupenda vista delle Torri del Vajolet. Ci sarebbe da passare qui la giornata.

Questa bella statua della Vergine Maria si trova lungo il sentiero appena superato il rifugio Vajolet. L’ultima volta che sono passato non c’era, quindi deve essere stata collocata di recente.

Passo Principe rappresenta il termine ideale della valle del Vajolet che percorro acquistando gradualmente quota. Il sentiero è curato e talora rinforzato da una massicciata in pietra che ne protegge i punti vulnerabili. E’ piacevole anche se faticoso. Sul lato destro della valle si vede il gruppo del Larsec con cima Scalieret. Con una piccola deviazione lo potrei raggungere dal Passo Principe, ma valuterò più avanti questa possibilità. La strada è ancora lunga.

Uno sguardo indietro all’ampia valle del Vajolet dove si vedono i rifugi Preuss e Vajolet in basso. La valle che inizialmente segue una direzione Est-Ovest ora punta a Nord e salendo i boschi di abeti e larici lasciano il posto ai ghiaioni e alle specie prative di alta quota.

Passo Principe (11:40)
Raggiunto il rifugio a quota 2600 si può godere un meraviglioso panorama su tutta la valle e sui rilievi che la cingono. La presenza di escursionisti è notevole per il periodo grazie alle buone condizioni meteo di questo fine Settembre. Proseguendo a Nord in un paio d’ore si può arrivare all’Alpe di Siusi, oppure rimanendo sul sentiero 584 ci si addentra nel cuore del Catinaccio di Antermoia. Questa è naturalmente la mia meta.

Dal Passo Principe in breve tempo si potrebbe raggiungere l’attacco della ferrata che porta in cresta al Catinaccio ma non è nel programma di oggi. Osservo con un pizzico di invidia quelli che stanno salendo in parete quindi proseguo per il passo di Antermoia.

Passo di Antermoia (12:15)

Il Passo di Antermoia con i suoi 2770 metri è il punto più alto raggiunto in questa escursione. Fa freddo e tira vento, come ogni passo di alta quota che si rispetti. Dinanzi si apre il Valon di Antermoia che porta all’omonimo lago. Il cartello indica però anche un sentiero sulla destra per il Passo di Laussa e l’idea un po’ mi tenta, perchè invece di infilarmi nella valle potrei mantenermi in quota e raggiungere il lago da una posizione panoramica. Man mano che mi inoltro sul sentiero sale una nebbia fastidiosa, ed anche il sentiero si fa difficile da seguire per mancanza di punti di riferimento. Pessima idea. Ritorno sui miei passi e dopo mezz’ora sono nuovamente al Passo. Senza ulteriori indugi scendo alla volta del lago mantenendomi sul 584.

Il sentiero che scende al lago è tracciato su un crinale detritico piuttosto ripido. Per fortuna la traccia è ben visibile ma del resto basta seguire la carovana. La maggior parte procede nella direzione del lago ma qualcuno risale anche in direzione del Passo.

Lago di Antermoia (13:20)
Al termine della discesa un lungo pianoro conduce alle sponde del lago di Antermoia. Come sempre molto frequentato. La presenza di pareti tutto attorno crea un effetto acustico tipico da arena. Si vedono sulla sinistra (il nord geografico) La Torre e la Croda del Lago.

Nelle vicinanze del rifugio ritrovo il sentiero 583 che porta al passo di Laussa e che avevo abbandonato in cima al passo di Antermoia. Prendo quota sopra il Lago in modo da avere una vista migliore. Arrivo in breve ad un punto panoramico dove riesco a scattare una foto passabile del lago. Da qui si gode una vista magnifica.

Rifugio Antermoia verso Passo de Dona (14:40)
Dopo aver gustato tanta meraviglia, un’occhiata all’orologio mi dice che sarebbe meglio proseguire. Ritorno al rifugio dove un affollato sentiero porta al Passo de Dona, altro notevole punto panoramico e inizio della discesa verso valle.

Il ripido sentiero detritico porta abbastanza rapidamente alla base del pendio dove si stende il Pian de le Gialine e dove si fanno un po’ riposare le gambe in vista dell’ultima discesa.

Val d’Udai (15:20)
Raggiunto il pianoro, un cartello mi ricorda che devo svoltare a destra per la Val d’Udai. Svoltando in realtà si rimane sul sentiero 580, che collega direttamente il lago di Antermoia con Mazzin. Seguendo invece il sentiero 577 si arriva a Fontanazzo, da cui comunque si può sempre raggiungere Mazzin facendo però una strada più lunga. Svoltato quindi per rimanere sul 580 inizia una spericolata corsa in discesa che ha il merito della rapidità ma per il resto, soprattutto se avete già le gambe malconce, è un tormento. La prossima volta scendo per Fontanazzo!

Mazzin (16:40)
Sono giunto quindi al termine dell’escursione, stanco ma felice. Il tempo è stato favorevole, specie al mattino, mentre un po’ di umidità pomeridiana impediva alla vista di raggiungere le cime più lontane. Le gambe hanno retto nonostante i ritmi un po’ elevati e la lunghezza della traversata. Se volete fare questo giro ve lo consiglio assolutamente, è di una bellezza unica, magari partite un’ora prima così potete sostare più a lungo in quota.