Se dovete accompagnare un principiante, questa non è la ferrata giusta. Non perchè sia particolarmente difficile o faticosa, ma perchè ci sono un paio di passaggi (ed uno in particolare) che richiedono totale assenza di vertigini. Forse per questo non abbiamo incontrato molti escursionisti lungo la strada. Solo gente tosta. Lasciata l’auto ad Alba di Canazei nel parcheggio dell’impianto Ciampac/Col dei Rossi si sale con la funivia fino alla conca del Ciampac a quota 2060 metri. E’ questo un punto strategico da cui partono numerosi sentieri e da cui si gode una vista impareggiabile del gruppo del Sella. Il sentiero per la ferrata dei Finanzieri si trova a sinistra uscendo dalla stazione ed è comunque ben indicato dalla tabellonistica.

Raggiunta la base del Collaccio un sentiero a zig-zag non molto visibile porta all’attacco della ferrata. Pronti, imbragati, via.

Si parte tranquilli e dopo il primo tratto arrampicabile si cammina su sentiero dove non è necessaria l’assicurazione.

Si sale rapidamente lungo il pendio detritico e già i panorami cambiano, la vista sulla conca è piacevole e l’Aut si ammira da ottima posizione.

Il percorso richiede ora di essere saldamente assicurati al cavo perchè procede su placche rocciose leggermente inclinate. A dire il vero, una delle caratteristiche che ricordo di questo tracciato è proprio il grado di esposizione, e si sale per la maggior parte su pareti strapiombanti sulla sottostante Val di Fassa

Chi ha costruito la via l’ha dotata di numerose staffe metalliche che facilitano l’ascesa ed evitano di scivolare sulla roccia spesso umida. E’ richiesto notevole impegno fisico perchè il tracciato sale in maniera piuttosto decisa e si guadagna quota rapidamente. La cima del Collaccio mi aspetta a 2715 metri di quota.

Nulla da segnalare fino a oltre metà percorso, quando improvvisamente mi trovo davanti il famigerato punto chiave del percorso. Questo è un vero test del coraggio. Bisogna affrontare una serie di staffe metalliche prima a destra e poi a sinistra e poi ancora a destra per superare un tratto verticale di parete e portarsi al di sopra del costone roccioso. Il grip sulle staffe con mani e piedi è fondamentale per salire in sicurezza. Ma la cosa veramente importante qui è non guardare mai in basso. Alcuni gradini a sbalzo danno veramente la sensazione di “niente sotto i piedi”.

Completata la serie di staffe mi attende un’ultima rampa in totale esposizione, superata la quale raggiungo una cengia nella quale riprendere fiato. Che fatica e che brividi.

Un bel traverso senza appigli inferiori mi costringe a muovermi con i piedi in appoggio sulla liscia parete.

Rimangono da fare alcuni tratti in completa verticalità ma ormai il peggio è passato e sono prossimo alla vetta.

Il Collaccio è vinto! Ma che battaglia.

Il maestoso paesaggio che si offre alla vista è il miglior compenso per tanta fatica, con Marmolada sulla sinistra, gruppo dei Monzoni al centro e Val Contrin in basso.
Ritorno
Il sentiero di ritorno meriterebbe un post per conto suo, sia per il paesaggio che per il percorso. Rappresenta una buona alternativa per raggiungere la cima del Collaccio per chi non vuole fare la ferrata. La discesa è impegnativa e richiede un certo equilibrio su sentieri ripidi e franosi. Anche da questo versante la vista è notevole. Inoltre il sentiero è letteralmente disseminato di fiori, stelle alpine, genziane, potentille, campanule e tutte le altre varietà alpine.

Scendendo dalla cima e girando intorno al Collaccio in senso orario ritorno prima alla forcella e poi nuovamente alla conca del Ciampac chiudendo il percorso ad anello e ritornando al punto di partenza dove trovo la funvia che mi riporta ad Alba di Canezei.

Un ultimo sguardo al Collaccio prima di partire. Non ha la bellezza di altre cime ma conquistarlo è un’impresa.