Introduzione
Attendevo per la Traversata un giorno completamente libero dalle nubi, ma questa attività è rimasta troppo a lungo nella mia lista quindi alla fine ho deciso di partire qualunque fosse il meteo. Tutto sommato non è andata male, con il senno di poi direi che le nuvole non hanno guastato anzi riparato dal sole cocente di agosto, benchè limitassero un po’ il panorama di cui si può godere dall’altipiano del Sella. Avevo letto molto sulla Traversata, probabilmente sovrastimando la difficoltà, che alla prova dei fatti è risultata abbastanza contenuta. Per questo motivo ho pianificato il percorso tralasciando alcuni passaggi che ho ritenuto non essenziali, ma che ora includerei sicuramente per rendere la Traversata davvero completa. Per questo motivo, lasciata l’auto a Passo Pordoi (2.240 metri) ho scelto di usare la funivia anzichè fare a piedi la salita a Sass Pordoi.


La funivia impiega solo 4 minuti per raggiungere la stazione a monte, ma occorre mettere in preventivo una buona mezz’ora di coda per salire in cabina nella stazione a valle, se si sceglie il mese di Agosto per questa escursione. Probabilmente un’altra mezz’ora se n’è già andata per trovare parcheggio al Passo, davvero affollato in questo periodo. Giunti in cia al Sass Pordoi l’ansia svanisce subito dopo aver messo i piedi a terra e ammirato lo scenario incantevole che si estende in tutte le direzioni. Dalla stazione scendo verso la Forcella Pordoi, passaggio obbligato per qualsiasi direzione si voglia intraprendere. Mi impressiona la quantità di persone che oggi affollano i sentieri e presagisco che bisognerà armarsi di pazienza e mettersi in fila in buon ordine.

Superati la Forcella e l’omonimo rifugio continuo a scendere lungo il segnavia 627 fino al bivio da cui si distacca il sentiero per la cima del Piz Boè, dove è situato il rifugio Capanna Fassa al vertice dell’iconica piramide di roccia. Come anticipato nell’introduzione ho tralasciato alcuni passaggi non indispensabili, come la salita al Piz, mentre invece sarebbe stato possibile ed anzi consigliabile aggiungere questo tratto al percorso. Ho scelto invece di tenere la sinistra al bivio e quindi aggirare il Piz risparmiando probabilmente un’ora di strada, o forse di più considerando il traffico e la presenza di tratti attrezzati sia per salire a Capanna Fassa che per scendere verso il rifugio Boè.


Sono ormai in vista del Rifugio Boè, raggiunto dopo aver aggirato il Piz rimanendo sui ghiaioni di base e camminando senza grosse variazioni di quota. L’orario è propizio per uno spuntino e il rifugio è molto accogliente.


Il rifugio Boè, recentemente ristrutturato, si trova al centro di una vasta area pianeggiante alla base del Col Toron, e lo si raggiunge senza sforzo in circa un’ora di cammino. Il paesaggio è il tipico altipiano dolomitico dall’aspetto lunare, e questa qualità deriva dall’assenza totale di vegetazione e dal caratteristico biancore della roccia su cui si cammina. Questo panorama si mantiene ancora per molto e caratterizza tutto il vasto altipiano. Superato il rifugio imbocco il sentiero 647 affrontando la breve salita che permette di oltrepassare un colle tondeggiante dietro al quale si cela una vasta pianura.


La sensazione che provo in questo momento è unica, e non mi vengono in mente altri luoghi simili a questo. L’ampio avvallamento è circondato da muraglioni di roccia che dovrò superare successivamente ma che non sembrano difficili. Al centro di questa arena naturale incontro la forcella Antersass che raccorda il sentiero 647, che porta a Canazei con il sentiero 649 che porta verso il rifugio Pisciadù, e che devo seguire fino ad incrociare successivamente il 666. L’escursione di oggi è atipica in quanto non ci sono dislivelli positivi, se si eccettuano alcune brevi salite, e in gran parte si cammina su sentiero pianeggiante o in discesa. La quota massima è alla partenza (Sass Pordoi, 2900 metri) e ci manteniamo comunque sopra ai 2800 metri per buona parte del percorso.


Ora ho ripreso la quota di 2900 metri, e da qui in poi è davvero tutta discesa. La vista si apre su cime lontane e mi inoltro in mezzo a guglie e torrioni di roccia dall’aspetto maestoso

Ora mi inoltro nel vallone che discende verso il rifugio Pisciadù, incontrando comitive che risalgono in direzione opposta, ovviamente risalire dal Passo Gardena è tutta un’altra storia rispetto alla mia “facile” traversata. Lungo l’itinerario si costeggia cima Pisciadù che meriterebbe un pensierino, purtroppo non ho pianificato il tempo per salire fino alla cima, vedo una lunga colonna di persone che salgono e immagino la stupenda vista che si deve godere di lassù e provo un po’ di invidia…


Arrivo in vista del rifugio Pisciadù col suo lago azzurro dopo circa 3 ore dalla partenza, il colpo d’occhio su questo gioiello è davvero notevole. Il sentiero che segue la costa del vallone è dotato di fune metallica per aiutare gli escursionisti a non scivolare sulle rocce bagnate dal ruscelletto che alimenta il lago o più probabilmente per rendere il sentiero agibile anche quando è parzialmente innevato.



Il rifugio Franco Cavazza al Pisciadù è sito a quota 2580 metri sulla parte settentrionale del massiccio del Sella, portandomi in vista di nuove vette non visibili nella prima parte del percorso. Ammiro quindi il Sassongher, il Conturines e le cime di Fanes-Lagazuoi. Questo luogo incantevole meriterebbe una sosta prolungata ma rimane ancora da fare il pezzo più importante della discesa che porta a valle. Mi oriento con i cartelli e scelgo il sentiero che indica il Passo Gardena.


A questo punto rimane da affrontare l’ultima ripida discesa che porta verso la fine dell’escursione. La pendenza è notevole ma per fortuna è stata installata una fune di sicurezza che aiuta i numerosi escursionisti a percorrere il tratto senza rischi.


Conclusioni
Ho scelto di scendere un po’ più a valle rispetto al Passo Gardena ma la tempistica è molto simile se si sceglie di raggiungere il Passo. L’escursione non è stata faticosa e potrei rifarla aggiungendo sia la salita al Piz Boè che la salita alla cima Pisciadù, due perle che renderebbero questa escursione ancora più esaltante.
